venerdì 23 maggio 2014

.I Menecmi.

Salve a tutti ! Questa settimana, rimanendo fedele ai classici, ho viaggiato nel tempo e ho ripescato una delle prime commedie mai scritte, risale infatti al III° secolo A.C., sto parlando de I Menecmi di Plauto.


Titolo: I Menecmi   
Titolo originale: Menaechmi
Autore: Plauto
Prima pubblicazione: fine III secolo

Trama: La commedia è suddivisa in 5, anticipati da un prologo recitato da Spazzola, servo di Menecmo I, il quale espone al pubblico "tutti i particolari della faccenda", ovvero tutte le vicende da conoscere prima di addentrarsi nella commedia. 
 
Prologo: Si tratta della storia di due gemelli. Quando erano fanciulli il loro padre, un mercante di Siracusa, decise di portare con sé uno dei due al mercato di Taranto e il bambino, nella ressa, si smarrì. Venne immediatamente trovato da un tale originario di Epidamno che lo adottò come figlio legittimo. Il padre del bambino smarrito si ammalò e morì in pochi giorni per il dolore. Fu così che il nonno decise di dare all'altro gemello il nome del bambino disperso: Menecmo. Menecmo II una volta diventato adulto intraprende incessanti ricerche per trovare il fratello, finché non giunge a Epidamno con il servo Messenione.

Atto I: Il primo atto si apre con la presentazione di Spazzola agli spettatori che dopo aver atteso impazientemente la venuta del suo padrone Menecmo I, si recano pieni di entusiasmo a casa dell'affascinante cortigiana Erozia, che li attende benevolmente. Menecmo I approfitta volentieri della sua compagnia e cede ad Erozia un pregiato mantello, sottratto in precedenza alla moglie. In attesa del pranzo imbandito dalla cortigiana, Menecmo I, seguito dal parassita, si reca nel foro a sbrigare una faccenda. Nello stesso tempo Erozia dà disposizioni al suo cuoco, Cilindro, inviandolo al mercato.


Atto II: Terminate le spese al foro, Cilindro incontra Menecmo II, appena sceso dalla nave alla ricerca del fratello e, naturalmente, lo scambia per Menecmo I. Lo straniero rimane sconcertato e chiede spiegazioni al suo schiavo Messenione, il quale lo mette in avviso: "Epidamno, città dei truffatori da cui nessuno esce senza danno". Pensano dunque, che si tratti del raggiro di qualche cortigiana che manda i suoi servi al porto. Ma ecco che appare Erozia e vede Menecmo II, davanti alla sua casa. Lo invita così a entrare scambiandolo per il suo amante, tornato in anticipo dal foro. Menecmo II, inizialmente riluttante, accetta l'invito della donna, mentre il suo servo si dirige alla locanda.


Atto III: Menecmo II esce, soddisfatto, dalla casa di Erozia. Spazzola, intanto, tornato dal foro, credendo di vedere il suo padrone, si arrabbia accanitamente con lui, accusandolo di essere stato defraudato ed escluso. Per vendicarsi, Spazzola decide di svelare tutte le malefatte del marito alla moglie. Contemporaneamente, si presenta sulla scena un’ancella di Erozia che pretende un regalo per sé. Menecmo II non bada a questi e, dopo averli trattati malamente, si allontana.


Atto IV: Una volta messa al corrente delle azioni spregevoli del marito, la moglie di Menecmo, derubata e offesa, caccia fuori di casa Menecmo I finché non le riporterà il mantello. Quest'ultimo decide di trovare alloggio a casa di Erozia, ma anche costei lo caccia infelicemente quando Menecmo le chiede la restituzione del mantello, ormai nelle mani del gemello dopo essere stato oggetto di mille peripezie, insieme con un braccialetto.


Atto V: Menecmo II viene rimproverato dalla moglie, che chiede immediatamente soccorso al padre. Il vecchio, che inizialmente dava ragione al marito, prende le difese dalla figlia una volta che Menecmo II persiste a negare di essere il marito di sua figlia. Dunque viene fatto chiamare un medico e Menecmo II scappa, fingendosi pazzo. Arriva Menecmo I il quale, non comprendendo l’avvenuto, viene portato via da medici e infermieri. Messenione vede catturare colui che crede suo padrone e lo soccorre prontamente, ottenendo in cambio la liberazione. Il servo incontra poi Menecmo II che lo rimprovera per non essersi presentato e nega, pertanto, di averlo affrancato. È a questo punto che Messenione capisce di aver incontrato il fratello gemello e riesce così a svelare il mistero. I due gemelli, riescono finalmente a ricongiungersi e Messenione viene affrancato. Menecmo I, prima di tornare a Siracusa, decide di mettere all’asta tutti i suoi beni, compresa la moglie.

[Fonte: Wikipedia]


Cosa trarre da quest’opera che segna la nascita della commedia latina?
A mio avviso che la risata è un ottimo strumento per far passare del tempo in modo intelligente e allontanare momentaneamente lo spettatore dai problemi e le ansie che lo assalgono costantemente durante il giorno, un giusto modo per svagarsi! Considerando che all’epoca non esistevano le distrazioni di oggi trovo che Plauto con equivoci di vario genere riesca a tenere lo spettatore incollato alla sedia. Secondo me il momento più esilarante del libro è quando Spazzola sentendosi tradito da colui che crede essere il suo padrone, ma che in realtà è il suo ignaro gemello, per vendicarsi racconta alla moglie di tutte le corna che le sono state fatte, ottimo mezzo di vendetta.
Effettivamente, dal punto di vista formale, ai nostri occhi moderni può sembrare una storiella fatta e messa lì, data la sua semplicità, ma credo che anche un lettore o uno spettatore moderno, essendo appunto questa una commedia, può immedesimarsi nella storia.
Per il resto non c’è molto da dire, è una commedia e si commenta da sola.

.Viki.

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