venerdì 12 settembre 2014

.La Morte a Venezia.

Ho sempre voluto leggere un'opera di Thomas Mann, la scelta cadde su La montagna incantata, ma l'altezza del volume mi scoraggiò un po', insieme anche alla paura che forse Mann non mi sarebbe piaciuto. Un mese fa però, mentre curiosavo fra i vecchi libri di casa, ho scoperto La morte a Venezia, trovando così finalmente un perfetto inizio.


Titolo: La morte a Venezia  
Titolo originale: Der Tod in Venedig
Autore: Thomas Mann
Prima pubblicazione: 1912
Prima pubblicazione (Italia): 1954


Trama: Una Venezia estiva ammorbata da una peste incombente ospita l'inquieto Gustav Aschenbach, famoso scrittore tedesco che ha costruito vita e opera sulla più ostinata fedeltà ai canoni classici dell'etica e dell'estetica. Un sottile impulso lo scuote nel momento in cui compare sulla spiaggia del Lido la spietata bellezza di Tadzio, un ragazzo polacco. Un unico gioco di sguardi, la vergogna della propria decrepitezza, la scelta di imbellettarsi per nasconderla, sono i passi che scandiscono la vicenda. In pieno Novecento, Thomas Mann ha colto e rappresentato la grande cultura borghese in via di dissoluzione, in un'opera emblematica che fonde la perfezione formale con la rappresentazione degli aspetti patologici di quella crisi. 
Il titolo può far pensare da un giallo, ma l'opera non si avvicina minimamente a questo genere, il racconto parla di un viaggio a Venezia visto con gli occhi di un artista, ma non sarà la città galleggiante l'oggetto della sua attenzione.
Il nostro protagonista inizialmente è scoraggiato alla vista di una Venezia nebbiosa, lo rende ancora più malinconico e malato, tanto che è quasi deciso a ripartire, sarà però la contemplazione della bellezza a rendere sublime la vacanza, una contemplazione fatta di piccoli sguardi, che col passare del tempo diventano più intensi e frequenti; l'interlocutore di Gustav è Tadzio.
La contemplazione presto si trasforma in amore e in impulsi omosessuali. Ma rimarrà sempre un amore solo fatto di sguardi, non ci saranno scambi di parole fra i due ed il tutto sarà molto pudico, niente allusioni, solo il sogno dionisiaco di Aschenbach rivela queste pulsioni.
Devo però ammettere che inizialmente la lettura l'ho travata molto difficile, ma poi per fortuna si è rivelata molto piacevole. Sono rimasta affascinata dalla capacità di Mann di far entrare un lettore nella scena, vengono narrati tanti piccoli fotogrammi, quasi come fosse un regista, per farti entrare nello scenario, nell'ambiente in cui si svolge la narrazione. Mi sono ritrovata catapultata sulla spiaggia del Lido dove anche io potevo vedere ciò che circonda il protagonista: la foschia, i bambini che giocano, i sorrisi e le smorfie dei bagnanti, in sostanza, ero lì con lui.

Curiosità: Dall'opera di Mann è stato realizzato un film, Morte a Venezia, per la regia di Luchino Visconti del 1971, dove, a differenza del soggetto originario, viene resa esplicita la tematica omosessuale.
Vi è stato fatto anche un melodramma del 1973, Morte a Venezia dal compositore Benjamin Britten.

.Nika.