giovedì 3 aprile 2014

.La fattoria degli animali.


La mia prima proposta è un libro che mi ha colpito a distanza di anni dalla mia prima lettura, è La fattoria degli animali di George Orwell, si tratta di un piccolo romanzo allegorico, pubblicato per la prima volta nel 1945, sviluppato nel corso della guerra civile spagnola, combattuta da Orwell stesso.


Titolo: La fattoria degli animali
Titolo originale: Animal Farm
Autore: George Orwell
Prima pubblicazione: 1945
Prima pubblicazione (Italia): 1947

Trama: La storia narra di come gli animali si ribellano al signor Jones, il contadino della Fattoria Patronale.
Tutto scaturisce dal sogno del Vecchio Maggiore, un saggio e vecchio verro, che sogna un mondo migliore in cui gli animali non subiranno più i soprusi degli uomini, in breve fa capire che sono gli uomini gli unici e veri nemici degli animali, come sintetizzerà poi alle pecore (ritenute le più stupide fra gli animali) “quattro gambe buono, due gambe cattivo”.
Gli animali finalmente liberi ribattezzeranno la fattoria in “Fattoria degli Animali”; ma ben presto il mondo utopistico basato sulla libertà e l’uguaglianza di tutti gli animali verrà meno, si formerà così una classe dirigente, subdola, astuta ed egoista, quella dei maiali, capeggiati, dopo una serie di vicissitudini, da un grosso maiale: Napoleon.
Il capo è intenzionato ad eliminare tutti coloro che andranno contro al suo regime, grazie alle milizie di cui si è circondato, i cani. Persino chi gli è stato più vicino, come il cavallo Gondrano, suo grande sostenitore, verrà mandato al macello perché non più utile agli scopi di Napoleon, in quanto ormai vecchio e malato.
Ogni cosa torna come prima, un capo che comanda e dei sudditi che obbediscono.
Tutto ciò per cui gli animali avevano lottato adesso se lo ritrovano lì davanti a loro, a comandarli, ma non sono più i vecchi padroni, no, ancor peggio, saranno coloro che avrebbero dovuto essere diversi, migliori e che invece sono uguali.


Il romanzo non è altro che un’allegoria del totalitarismo sovietico, ripercorrerà infatti tutte le vicende che hanno portato alla presa di potere di Stalin, mostrandoci così tutte le contraddizioni dell’URSS grazie ad un forte uso della satira; se vogliamo esso può anche essere visto, a mio avviso, come un monito per le generazioni future, assume infatti in sé caratteri universali, diventando moderno e valido per tutte le generazioni future.
Dato che si tratta di un romanzo allegorico, ogni personaggio ed evento avrà un rimando storico. Ci saranno dunque riferimenti a persone reali: il Vecchio Maggiore è la personificazione di Lenin, Napoleon quella di Stalin, Palla di Neve quella di Trotsky e infine il Signor Jones lo zar Nicola II. Ci saranno poi riferimenti a gruppi sociali: Gontrano, il cavallo, può essere visto come l’instancabile lavoratore sovietico, come dimostrano anche i due motti che ripete in continuazione nel corso del romanzo “Lavorerò di più.” e “Napoleon ha sempre ragione.”; Gontrano è colui che viene sfruttato dal regime e che non riesce a capire quanto esso sia corrotto. Mentre i cani e le pecore sono la massa, le menti manovrabili, guidate dalla propaganda, sono proprio loro a tenere in piedi il mondo che si è venuto a creare.
E poi c’è lei, il cardine di ogni ideologia dittatoriale, quella caratteristica di cui un regime non può fare a meno per sopravvivere, la propaganda, incarnata da Clarinetto, uno dei maiali, ovviamente perché sono loro ad essere considerati come i più intelligenti.
Persino la bandiera degli animali è un chiaro rimando alla bandiera sovietica con la falce ed il martello.
Per quanto riguarda invece gli eventi, la cacciata degli uomini si riferisce alla Rivoluzione di Ottobre e la vendita del legname a Frederick non è altro che il Patto Molotov-Ribbentrop.

La bellezza di questo romanzo consiste proprio nella sua peculiarità, ossia quella di trattare un tema politico non semplicemente come un romanzo storico, ma bensì come una favola, e come ogni favola che si rispetti i protagonisti sono gli animali.
Lo sviluppo della storia è caratterizzato da un elemento fondante, la propaganda. Durante la storia gli eventi vengono riscritti, gli animali educati dal sistema che mano a mano si sta delineando, la battaglie diventano più cruenti di quanto in realtà non lo siano state, persino le leggi vengono modificate, dei Sette Comandamenti solo uno rimarrà, stravolgendone però il significato: adesso non c’è più uguaglianza “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
Il cambiamento delle regole e della storia grazie all’uso della propaganda sarà il filo conduttore dell’opera ed è questo che ci porterà al finale, un finale degno di Orwell.
Dato che il libro prende spunto dalla realtà, esso non sarà dei più rosei, è un finale che ci lascia il segno, che ci turba, che ci fa riflettere (che in fondo è lo scopo di ogni buona favola), è emblematico, abbiamo il capovolgimento della situazione, i maiali durante una cena con gli uomini si stanno lentamente tramutano in essi, diventano proprio coloro che odiavano di più, contro cui avevano combattuto fin dall’inizio, adesso sono la stessa cosa…

“Le creature da fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.”

Proprio il tratto contrassegnante della storia mi ha colpito particolarmente, ossia il tema della favola.
La prima volta che lessi il libro avevo solo dodici anni e davanti ai miei occhi non era altro che un’avventura in cui gli animali cercavano di liberarsi dall’oppressione degli uomini, ma adesso so che non è così, almeno non è solo così. Ed è qui che magicamente il meccanismo della favola ha inizio, le parole e i significati non hanno più lo stesso significato a distanza di anni, e se è vero che ogni sensazione data da un libro varia a seconda di quando lo leggiamo, qui questo principio diventa più vero che mai.
Sono contenta quindi di aver vissuto in prima persona questo straordinario meccanismo della favola, anche se all’epoca mi sembrò solo una perdita di tempo dato che era per la scuola ed anche perché ero troppo piccola per coglierlo nella sua totalità.
Consiglio quindi caldamente questa lettura, è piacevole e scorrevole, niente di troppo impegnativo e per chi odia i malloppi di 500 pagine questo romanzo fa al caso suo, dato che si tratta di un libro di neanche 120 pagine.

Curiosità: Dal romanzo sono stati tratti due adattamenti cinematografici, il primo La fattoria degli animali (Animal Farm) del 1954 è un film d’animazione inglese, che però si diversifica per alcuni elementi, il più lampante è la mancanza di alcuni personaggi, ma soprattutto si diversifica nel finale; qui non abbiamo il finale tragico, pessimistico, gli animali capiscono, hanno preso coscienza della loro situazione e decidono di ribellarsi al nuovo ceto dirigente.
Il secondo, La fattoria degli animali (Animal Farm), è un film TV britannico del 1999 diretto da John Stephenson, nel cui cast figurano: Julia Ormond, Patrick Stewart, Ian Holm, Kelsey Grammer, Pete Postlethwaite e Peter Ustinov. Di cui però non so dirvi molto dato che purtroppo non ho avuto modo di vederlo.

Nika

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