giovedì 20 marzo 2014

.Lo Hobbit.


Vi propongo un libro che fa parte degli intramontabili libri di Tolkien, dopo aver visto i film ho deciso di avvicinarmi al libro dello HOBBIT. Non sono un grande appassionato del genere fantasy (se così lo possiamo chiamare), ma devo riconoscere all’autore il merito di aver creato uno dei mondi più famosi e conosciuti nel nostra società contemporanea. La copertina del libro è della riedizione  a cura della società Tolkieniana italiana del 2012, della casa editrice Bompiani.



Titolo: Lo Hobbit/ la riconquista del tesoro
Titolo originale: The Hobbit- There and Back Again
 Autore: John Ronald Reuel Tolkien
Prima pubblicazione: 1937
Casa Editrice: Bompiani

Trama: Bilbo Baggins è uno hobbit già con una certa età, ed ha trovato la sua tranquillità, vivendo in pace e armonia nel suo “buco hobbit”.  È considerato dagli altri un tipo affidabile, prevedibile. In lui tuttavia, c’è una parte “Tuc”, sangue di avventurieri e prodi eroi, una natura determinata e coraggiosa che nemmeno lui sapeva di possedere. Questa parte del suo carattere si risveglia al suono di un’avventura. Gandalf lo stregone propone a Bilbo un viaggio che lo porterà a scoprire se stesso e di cosa un mezz’uomo è in grado di fare con le proprie forze e con un pizzico di fortuna.

Premetto che questo libro è nato per essere una storia per bambini, quindi non presenta né grandi descrizioni, né individua discretamente il carattere dei personaggi. Questo è anche un bene se si pensa al pubblico a cui è rivolto (ovvero a dei bambini), questo permette di sollecitare la fantasia, senza affaticare l’ascolto e la comprensione. La storia inizia con la prestazione di Bilbo come uno che si è accontentato, che non ha molte pretese nella vita, che si è adattato a vivere in un buco, e per quanto accogliente e caldo, sempre buco rimane secondo me. 
La figura di Bilbo verrà stravolta con l’arrivo di Gandalf che lo coinvolgerà in una spedizione pazza e suicida. Lo hobbit, insieme ad altri 13 nani partirà verso la “Montagna Solitaria”, antico regno dei nani, i quali furono scacciati dalle loro terre dall’arrivo di un drago, attirato lì dai grandi tesori posseduti dal “re sotto la montagna”. La compagnia ha un solo obbiettivo, riprendere quell’oro e riprendersi la propria terra. Bilbo sarà assunto come “scassinatore”, e durante i pericoli, che lui e i suoi compagni affroteranno, diverrà sempre più consapevole delle proprie doti e incomincerà a credere in se stesso. 
Il libro prosegue con l’incontro di Orchi, Elfi, strane creature che abitano nel buio…ecc Insomma il pane quotidiano di Tolkien.
Ora vorrei spoilerare una piccola parte, quindi: se ancora non avete letto il libro, visto il film e siete riusciti ad evitare ogni tipo di pubblicità fatta dalla televisione su questo argomento, non leggete il paragrafo sottostante.
(La parte più interessante del libro è quando Thorin, legittimo erede del re sotto la montagna, dopo aver saputo della morte del drago,  torna nelle caverne dei nani, nella sua vecchia casa potremmo dire, qui abbiamo un cambiamento interessante: Thorin,  ossessionato dal tutto quell’oro, e  in particolare da una pietra preziosa, l’Arkengemma, emblema della propria famiglia, prenderà il posto del drago, diventando figura negativa. L’oro lo corrompe portandolo  a scacciare Bilbo, a mettersi contro Gandalf e contro Elfi e uomini. La storia sta prendendo una piega interessante, dove il buono diventava cattivo. Sarebbe stato interessante scoprire come Tolkien avrebbe risolto questo paradosso. La cosa almeno per me è stata deludente…cosa succede?? OVVIO: arrivano gli orchi e tutti si mettono contro di loro. Battaglia. Sconfitta scontata degli orchi. Tutti sono felici e ricchi.)
Consiferazione finale: tralasciando la banalità di alcuni aspetti, ripeto è una storia per bambini, il libro scorre molto bene, e ammetto che in vari punti mi sono appassionato, mi sono lascato trasportare in quel mondo popolato da creature fantastiche e paesaggi sconfinati e miteriosi. La perla che ho ricavato da questo libro è un insegnamento basilare della vita: riguarda il “viaggio”, il “partire”. Se ci crogioliamo nel nostro buco hobbit, con l’unica pretesa stare tutto il giorno su una panchina a “fare cerchi di fumo con la pipa”, neghiamo una legge primaria della sopravvivenza, il fatto stesso di “cambiare”, di essere sempre in continua evoluzione. Al ritorno, Bilbo non è più lo stesso Bilbo, il viaggio lo ha cambiato, ogni viaggio cambia. Bisogna partire, l’avventura ci mette davanti situazioni che mai potevamo immaginare, e mostrerà che per come sembri impossibile, con le proprie doti e i propri talenti ce la possiamo fare.
Gli Hobbit sono (o erano) gente piccola, alta all'incirca la metà di noi, e più bassa dei barbuti nani. Gli #Hobbit non hanno la barba. In loro c'è poco o niente di magico, a parte quella magia di tipo comune e quotidiano che li aiuta a sparire silenziosi e rapidi […]”
Bilbo è stato fondamentale per la riconquista di quelle terre che ormai sembravano perdute, nessuno aveva fiducia in lui, ma ben presto tutti si ricrederanno.
Se io fossi un Bilbo alla fine di questa avventura avrei guardato elfi, nani, maghi e quant’altro dritto negli occhi e avrei detto: “Tiè, hai visto che cosa ha combinato un misero Hobbit che ha niente o poco di magico!”
Tronando a noi…Ve lo consiglio per una lettura leggera, per fuggire lontano e per capire che anche un mezz’uomo è speciale.



Daniele

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